Quadro di Riferimento
Quadro di Riferimento

Nel 1981, James Hansen, uno dei più importanti climatologi del mondo, partendo dalle ricerche sul buco dell’ozono, ha denunciato i rischi del riscaldamento globale.

Nel 1987, per la prima volta, viene utilizzato il termine sostenibile nel Rapporto Burtland, pubblicato dalla Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, che dichiara: sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere quelli del futuro.

Bisogna aspettare ancora dieci anni perché vengano sottoscritti degli accordi internazionali per l’adozione di “misure d’urgenza” atte a ridurre le emissioni degli elementi inquinanti. Il protocollo di Kyoto, come noto, obbliga i Paesi firmatari a ridurre le emissioni inquinanti provenienti da tutti gli ambienti riguardanti la vita di un Paese.

Il trattato prevede l’obbligo, in capo ai paesi industrializzati, di operare, nel periodo 2008-2012, una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti di almeno il 5,2% rispetto ai valori registrati nel 1990. Il protocollo di Kyoto prevede il ricorso ai cosiddetti Meccanismi Flessibili, tra cui il principale è il Meccanismo di Sviluppo Pulito. L’obiettivo di tali meccanismi di mercato è quello di ridurre le emissioni al costo minimo possibile.

La Direttiva 2002/91/CE

La Direttiva 2002/91/CE sulla base del trattato di Kyoto ed altri trattati analoghi, invita tutti gli Stati membri a redigere delle normative e delle leggi per il controllo e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, in modo da ottenere l’abbattimento dei consumi e una relativa diminuzione dell’inquinamento.

Si comprende quanto sia importante il settore energetico dalla considerazione 4 della Direttiva, dove il fabbisogno è ritenuto un importante strumento di influenza del mercato mondiale dell’energia.

La sensibilità della UE nei confronti del settore edile è evidenzato nel punto 6 della Direttiva: “l’energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità”.

E’ anche da sottolineare come l’attenzione non ricada solo sull’involucro dell’edificio (punto 10 della Direttiva 2002/91/CE), ma anche sui sistemi adottati per il riscaldamento e il condizionamento degli ambienti, l’impiego di fonti di energie rinnovabili e le caratteristiche architettoniche dell’edificio così come nell’applicazione della bioarchitettura.

In relazione a tali considerazioni l’art. 4 della Direttiva indirizza tutti gli stati ad adottare “le misure necessarie per garantire che siano istituiti requisiti minimi di rendimento energetico per gli edifici… I requisiti sono riveduti a scadenze regolari che non dovrebbero superare i cinque anni e, se necessario, aggiornati in funzione dei progressi tecnici nel settore dell’edilizia”.

Alla luce di queste osservazioni, appare evidente che gli organi e le istituzioni preposte si occupino di incentivare la ricerca di nuove soluzioni. È di fondamentale importanza, inoltre, che le regole vengano riviste in base al grado di innovazione raggiunto in modo da ottenere più alti standard qualitativi.

La recente Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP 15), che si è tenuta a Copenhagen, si è rivelata fallimentare. Al centro di questo vertice internazionale vi sono stati i negoziati per un ampliamento della Convenzione sui cambiamenti climatici e per la firma di un nuovo accordo sul clima che avrebbe dovuto succedere al Protocollo di Kyoto. Purtroppo non si è giunti a sottoscrivere gli accordi per contenere l’inquinamento lasciando di fatto le scelte alla decisionalità dei singoli stati.